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Bisenti : Arte, Storia, Cultura, Prodotti Tipici, Dove dormire, Dove mangiare, Cosa fare nella Provincia diTeramo.

Comuni

Comune di Bisenti

Bisenti: Informazioni turistiche

CENNI GEOGRAFICI ; Bisenti è un comune italiano di 2.004 abitanti della provincia di Teramo in Abruzzo. Situato nell'alta Valle del fiume Fino nell'antico territorio della Vestinia, fa parte della Comunità montana del Vomano, Fino e Piomba.
CENNI STORICI ; Bisenti è probabilmente di origine greca o italica, ma documenti e ritrovamenti archeologici di epoca pre-romana e romana sono talmente scarsi da non poter dare precise notizie in merito. Una leggenda vorrebbe che Bisenti abbia dato i natali a Ponzio Pilato, ma, anche in questo caso, non si hanno notizie storiche che possano provare la fondatezza di questa leggenda. La casa attribuita al console romano è di epoca relativamente recente, anche se al suo interno vi è un pozzo che risale a quel periodo (su di esso però non sono mai stati fatti studi sufficientemente accurati). Medioevo e rinascimento Nel Trecento nacque Bartolomeo da Bisenti, fisico, matematico e professore di medicina; fu ai servizi della corte angioina e venne insignito del titolo di "Miles". Il paese allora contava poche anime e non si estendeva oltre le mura di cinta del vecchio castello (ora quasi totalmente scomparse). Si presume che in questo periodo siano state innalzate le tre torri, simbolo del paese, di cui rimane in piedi solo la più grande (dimezzata rispetto alla sua altezza originaria). Nel Quattrocento fu realizzata la chiesa di Santa Maria degli Angeli, poi ingrandita nel 1776 su progetto di mastro Giovanni Fontana da Penne, quando assunse la conformazione attuale.
Alla fine del XV secolo risale la statua lignea di santa Maria degli Angeli, realizzata da Gianfrancesco Gagliardelli; la leggenda vuole che, tanti secoli fa, la statua della Madonna comparve sulla sponda del fiume Fino e venne portata dalla popolazione festosa nella chiesa. Per approfondire, vedi la voce Chiesa di Santa Maria degli Angeli in Bisenti. Sempre dell'epoca è la chiesa di sant'Antonio Abate, sita presso la confluenza del Fossato col fiume Fino. La festa di sant'Antonio è molto sentita a Bisenti: la statua del santo il 16 gennaio viene trasportata dalla chiesetta a santa Maria degli Angeli e venerata dai fedeli; il giorno dopo, con solenne processione si riporta la statua nella chiesa di S. Antonio. Nel pomeriggio del 16 gruppi di ragazzi si mascherano da sant'Antonio e da demonio e vanno in giro per le case a fare la questua cantando lu Sand'Andonie. Seicento e Settecento .
Tra la seconda metà del Cinquecento e la fine del Seicento Bisenti fu scossa da varie epidemie che decimarono la popolazione. Particolarmente devastante fu la peste del 1656, alla quale sopravvisse solo un terzo degli abitanti del paese. Si può facilmente immaginare, passeggiando per le vie della parte più antica del paese, la vita e l'anima di Bisenti in questo periodo: contadini che lavorano la terra, donne che adempiono ai doveri domestici e accudiscono i piccoli, signore che preparano gli umili piatti locali per la famiglia che - a giornata finita - si riunisce a tavola, il fuoco scoppiettante nei camini che d'inverno riscaldano ed illuminano le case, le campane che scandiscono l'inizio e la fine della giornata e richiamano il paese alla messa, l'attesa e poi l'allegria dei giorni di festa.
Particolarmente sentita è sempre stata la festa della Madonna degli Angeli (che si celebra il 2 agosto) quando "molte giovinette, con in capo canestre di grano, conducono per le vie un asino che porta su la groppa una maggiore canestra; ed entrano nella chiesa della Madonna degli Angeli per l'offerta, cantando" (D'Annunzio, Novelle della Pescara). Le insorgenze antigiacobine e il risorgimento .
Alla fine del Settecento, in piena Rivoluzione Francese, i giacobini invasero l'Italia. Dovunque diffusero gli ideali laici di "libertà, uguaglianza e fratellanza" ed in molti paesi piantarono i loro alberi della libertà in sostituzione degli emblemi religiosi. Gli italiani, nella quasi totalità cattolici osservanti, insorsero in massa in tutte le regioni della penisola. Anche Bisenti, con la sua gente fedele alla tradizione e al re, insorse: i francesi condannarono a morte varie persone, tra cui tal Nicola Liberati e Donato D'Agostino il quale fu impiccato in contrada Montagnola e lasciato appeso per svariati giorni. Nell'Ottocento alcuni tra i personaggi bisentini aderirono alla Carboneria, tutti di estrazione sociale elevata come don Alessandro Barone e il medico Nicola Costantini. Essi, insieme ad altri e secondo le direttive delle alte sfere dei movimenti cospirativi, organizzarono sommosse quando a Roma fu instaurata la Repubblica romana (1849). L'Unità della patria (1861) fu salutata come un evento di giubilo dalla parte della popolazione più altolocata e liberaldemocratica; i sentimenti di stampo laico e liberale però spesso non venivano accolti dalla gente povera, fermamente attaccata ai re Borboni, alla religione e alla tradizione. Si racconta come un certo Di Domenico si stesse organizzando con contadini armati di aste e di farciglie a recarsi nel Comune per spodestare le autorità filosabaude. La situazione era ancora più incandescente nei comuni limitrofi, tant'è che il governatore di Teramo Sigismondi chiese truppe al Comando di Napoli per contrastare la resistenza che aveva il completo dominio della zona di Penne. Il Novecento .
Bisenti non mancò di dare un notevole contributo di sangue e di fede per la Patria. Numerosi combatterono nella campagna di Libia e nella Guerra del 1915-18. Durante la prima guerra mondiale vari bisentini morirono combattendo valorosamente sul Carso, mentre i ragazzi del '99 furono chiamati a battersi sul Piave, fino alla redenzione di Trento e Trieste (le vie intitolate alle due città, a Gorizia e a Fiume ricordano la riunione delle terre irredente all'Italia). In questo periodo nacque a Bisenti Pasqualino Canzii, mirabile esempio di religiosità, bontà e devozione. Morì all'età di quindici anni; recentemente è stato proclamato Servo di Dio. Già dal Sette-Ottocento Bisenti aveva affermato la sua importanza e la sua centralità rispetto agli altri centri della valle del Fino; nel periodo tra le due guerre mondiali essa raggiunse il picco massimo. Il paese infatti, nonostante la guerra e soprattutto l'epidemia spagnola che aveva mietuto tante vittime, contava più di quattromila persone, aveva la pretura e varie piccole industrie nel ramo tessile ed agroalimentare. Nel 1932 l'AGIP installò un cantiere per la trivellazione del terreno, ma nel 1934 un incendio si propagò nell'impianto distruggendo gran parte delle attrezzature. Da segnalare la partecipazione di vari bisentini alle guerre d'Abissinia (alla quale fece seguito la proclamazione dell'Impero d'Italia) e di Spagna. La seconda parte della Seconda guerra mondiale è stata vissuta dai bisentini come un momento altamente drammatico. Un bombardamento americano venne compiuto nel 1944 con l'intento di colpire il presidio tedesco, ma per fortuna le bombe caddero in località San Savino ed il paese ne uscì immune. Nei pressi di Piedifinati due cecchini partigiani ammazzarono dei soldati tedeschi in ritirata; si rischiò la rappresaglia, ma fortunatamente questa non avvenne, tuttavia vennero ammazzate alcune persone, tra cui una donna incinta. Le votazioni del 1948 videro vincente in Italia la Democrazia Cristiana.
La vittoria della DC a Bisenti fu schiacciante rispetto agli altri partiti. La realtà - in Italia come negli altri paesi occidentali - cominciava a cambiare radicalmente anche per i ceti più bassi della popolazione. Il progresso, l'emancipazione, il consumismo si radicarono progressivamente nell'italiano medio, che però perdeva sempre più il senso della tradizione e quei valori che erano stati vivi per secoli. Un piccolo paese come Bisenti non poteva dare ciò che la nuova società ormai richiedeva, mentre i vecchi mestieri venivano soppressi dalla meccanizzazione e soppiantati da nuove occupazioni che Bisenti non offriva. Così, a partire degli anni Cinquanta, un numero sempre crescente di persone abbandonava il paese, la cui realtà cominciava ad essere troppo piccola e poco promettente per il futuro. L'esodo di massa è dovuto anche alla lontananza del paese dai grandi centri abruzzesi, dal suo isolamento a causa di una viabilità non agevole, dal fatto che l'alta valle del Fino è tagliata fuori dalla provincia di Teramo, nonché dallo scarseggiare di industrie e di attività lavorative. Anche la progressiva soppressione delle carceri, della pretura, delle scuole superiori nonché la chiusura di punti di riferimento come le cantine, dove la gente del paese si riuniva per fare due chiacchiere o una partita a Tajacocce (Assopigliatutto), segnavano la continua decadenza del paese. Ad oggi la popolazione di Bisenti si aggira a circa 2100 persone, come i più piccoli paesi della provincia, mentre solo sessanta-settanta anni fa era considerato uno dei centri più importanti dell'entroterra teramano. Storia contemporanea .
Il 6 aprile 2009 un violento terremoto ha scosso L'Aquila e l'Abruzzo. A Bisenti alcune case hanno riportato lievi danni, ma il paese ha pagato il tributo con una vittima, Serena Scipione di 24 anni, che si trovava in via Generale Francesco Rossi 22, vicino alla casa dello studente dell'Aquila al momento della scossa delle 3.32. L'edificio, nonostante sembrasse stabile, è immediatamente crollato causando circa 20 vittime, di cui 13 studenti. La bisentina Marta Valente, migliore amica di Serena, è stata estratta viva dalle macerie 23 ore dopo; la sua vicenda è diventata famosa in tutta Italia.

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Bisenti (Comune)  -  Agriturismo Villa Chiara (Agriturismi)  - 

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